“Grey hat SEO”: il lato grigio della forza

Accanto alle tecniche SEO di cui ho parlato nel precedente articolo e penalizzate dai motori di ricerca, ne esistono altre che, sebbene non incentivate sono meglio tollerate dagli algoritmi, a seconda del contesto in cui sono applicate. Ma dobbiamo fare comunque attenzione!

L’espressione “Grey hat SEO”, la SEO “dal cappello grigio”, fa riferimento ad alcune tecniche sfruttate per migliorare il posizionamento di un sito web e delle sue pagine, senza violare esplicitamente le regole e le linee guida dei motori di ricerca.

È una via di mezzo tra la “Black hat SEO” e la “White hat SEO” e, anche se interpretate in maniera controversa, risultando più etiche a seconda dello scenario in cui sono utilizzate.

 

White, Black e Grey SEO

La “White hat SEO” fa riferimento ad attività totalmente conformi alle regole dei motori di ricerca, poiché sfruttano la conoscenza ed il posizionamento dei loro algoritmi, affinché il contenuto compaia più facilmente tra i primi risultati e sia di valore per l’utente. Per citare alcuni riferimenti cinematografici (Star Wars?!.. forse…), potrei dire che la “White hat SEO” è il lato chiaro della forza!

La “Black hat SEO”, al contrario, ha lo scopo di scalare la SERP (la pagina dei risultati di ricerca) e farlo più velocemente possibile, non di rado a danno dei competitor e anche di chi la applica, perché raggruppa attività che inducono a penalizzazioni in quanto mal tollerate dai motori di ricerca. La più grave punizione è quella di essere deindicizzati dalle risorse web. La “Black hat SEO” è il lato oscuro della forza!

Le tecniche “Grey hat SEO” – pur non incentivate dai motori di ricerca – sono più tollerate e non comportano penalizzazioni per il sito web. Ma attenzione! Fin tanto che l’algoritmo non è stato aggiornato e quelle che fino a ieri erano considerate attività “grey hat SEO” oggi sono valutate “Black hat SEO”. In questo modo, in poco tempo, si passa “al lato oscuro della forza”. La “Grey hat SEO” è il lato grigio della forza!

Questo per capire che l’investimento in una SEO “dal cappello grigio” è indicato come strategia di breve periodo, al fine di velocizzare risultati che siano poi affiancati da un piano SEO oculato.

7 tecniche Grey hat SEO

Adesso vediamo quali sono alcune tecniche del “cappello grigio”:

  1. Aggiornare contenuti → se aggiornare spesso le pagine del sito è un segno di cura e attenzione nei confronti degli utenti – e per questo un’attività premiata dai motori di ricerca – chi lo fa continuamente con modifiche impercettibili, che non aggiungono nessun valore per gli utenti, ma bensì sono un modo per ingannare gli algoritmi, allora adotta la SEO dal “cappello grigio”.

  2. Proporre contenuti → proporre i propri contenuti, o proporsi per realizzare quelli ad hoc per altri siti in cambio di un backlink, può essere essenziale per dare visibilità ad un progetto, ma i motori di ricerca potrebbero insospettirsi e considerare questa azione come la pubblicazione massiva dello stesso contenuto.

  3. Web directoryle web directory sono un elenco di siti web, suddivisi in modo gerarchico ed inserirsi al loro interno è un modo per ricevere più facilmente backlink dagli altri siti presenti, indipendentemente però dalla natura dei temi trattati. Ma ricevere molti link, da siti non conformi agli argomenti affrontati nel sito, non portano nessun beneficio e alcun valore per l’utente e questo può non piacere ai motori di ricerca, soprattutto se i link in ingresso sono molto numerosi.

  4. Innumerevoli profili → c’è poi chi apre innumerevoli profili sui social network sperando di aumentare l’autorevolezza attribuita dai motori di ricerca ai siti connessi, senza però considerare che la presenza sulle piattaforme digitali richiede soprattutto di esserlo in maniera attiva, creare contenuti ad hoc e sviluppare coinvolgimento tra le persone che fanno parte della propria cerchia.

  5. Negative SEO → segnalare ai motori di ricerca ipotetiche violazioni commesse da altri può avere un doppio aspetto: se da un lato è considerata un’attività neutra che contribuisce a migliorare la qualità del mondo digitale, dall’altro può essere valutata come un’attività malevola che segnala motivazioni inesistenti dei competitor al fine di penalizzarli, con il rischio di esserlo a propria volta.

  6. Dominio scaduto → l’intento di acquistare un dominio scaduto può avere una duplice valenza, sia quella di dargli vita e ripopolarlo di contenuti che potrebbero essere meglio indicizzati se questo gode di una certa autorità pregressa, sia riutilizzare i suoi contenuti sui propri siti web.

  7. Digitale prrientrano in questo settore attività online volte a promuovere prodotti, servizi, progetti, eventi (di un’azienda o di un’organizzazione) attraverso relazioni digitali e comportano la diffusione massiva di comunicati stampa, citazioni, interviste… sono attività che hanno il fine ultimo di attirare link in ingresso al proprio sito e pertanto hanno il cappello di colore “grigio”.

 

Conclusione

A differenza dalla “Black hat Seo” e dalla “White hat SEO,” per la “Grey hat SEO” è difficile individuare tecniche precise, la stessa infatti può essere più o meno controversa a seconda del contesto in cui è utilizzata.

Applicando la SEO dal “cappello grigio” si cammina sul filo del rasoio, poiché le sue tecniche hanno la particolarità di non sapere per quanto tempo non saranno penalizzate dai motori di ricerca, prima di trasformarsi in tecniche “dal cappello nero”.

Sono tecniche discutibili, alle quali è importante prestare attenzione, per non passare “al lato oscuro” della SEO.