I colori e la luce

Senza luce non vediamo i colori… ci avevi mai pensato?

Cosa è la luce e che rapporto ha con il colore?

Quando descriviamo qualcosa immancabilmente includiamo il colore tra le sue proprietà, per esempio una mela è soda e rossa, una bottiglia è fredda e verde, il cielo è limpido e azzurro… in assenza di luce però il colore svanisce, esso non è una caratteristica fisica come tutte le altre, ma l’effetto della riflessione di una parte delle onde luminose che investono un corpo.

 

Come nascono i colori?

I colori a monitor e quelli sulla carta – oppure sulla stoffa o nella pittura – hanno differenze fisiche sostanziali. Si rifanno alla sintesi additiva e alla sintesi sottrattiva.

  • Sintesi Additiva → Lavorando a monitor non usiamo colori fisici bensì luci colorate, ossia lunghezze d’onda luminose che addizionano i colori. In questo caso la luce non è riflessa ma proiettata ed i colori primari sono prodotti dalla essa, quali il Red (rosso), il Green (verde) ed il Blue (blu), nasce così l’RGB. Il bianco è la completa riflessione dello spettro luminoso, infatti non è considerato un colore, ma la somma di tutti.
  • Sintesi Sottrattiva → Ogni materia, oggetto e superficie assorbe alcune lunghezze d’onda della luce e ne riflette altre. I colori fisici risultano dalla luce riflessa dai pigmenti degli inchiostri ed i colori prodotti sono il Cyan (ciano), il Magenta (magenta) ed il Yellow (giallo), che sommati tra loro restituiscono il nero. Essi sono il risultano dalla luce riflessa dai pigmenti degli inchiostri, i quali trattengono una parte dello spettro e restituiscono solo il colore che effettivamente vediamo (ciò che rimane dello spettro dopo che i pigmenti ne hanno sottratto una parte). Più assorbono luce e più il colore è scuro. Il nero è l’assorbimento totale dell’intero spettro luminoso, tanto da non essere considerato un colore, ma l’assenza totale di essi.

 

I colori come onde

Un oggetto rosso, per esempio, assorbe tutta la luce visibile tranne la frequenza del rosso, che viene rimandata ai nostri occhi. Le superfici bianche riflettono tutte le frequenze, mentre quelle nere le assorbono tutte.

Fu Isaac Newton, fisico e matematico inglese, ad accorgersi per primo di questa proprietà, era il 1665 ed osservava come la luce, attraverso un prisma, si scomponesse nei colori dell’arcobaleno: viola, blu, indaco, verde, giallo, arancione, rosso.

I colori che vediamo sono l’interpretazione data dal cervello alle diverse lunghezze d’onda, che raggiungono l’occhio. Le cellule della retina, preposte al loro riconoscimento, sono i coni sensibili a tre diverse zone di frequenza dello spettro luminoso.

 

Un po’ di storia…

Newton era convinto che la luce fosse composta da piccolissime particelle di materia – i corpuscoli – diffuse da una sorgente.

Fu Christiaan Huygens (1629-1695) che ipotizzò la luce come un’onda che si propaga in un mezzo da lui chiamato etere.

Alla fine del XIX secolo, James Clerk Maxwell (1831-1879) descrisse le onde come elettromagnetiche e la cui teoria è ancora usata per molte applicazioni.

Secondo Max Planck (1858-1947) la luce ha caratteristiche elettromagnetiche ed è composta da unità fondamentali, detti fotoni, privi di massa ma che si comportano come particelle.