Quanto potere diamo ai social network?

I social network, come per esempio Facebook e Twitter, hanno contribuito a migliorare il livello del dibattito pubblico, la democrazia, i contenuti e il civile confronto?

I social sono ovviamente strumenti e come tali sono neutri. Ma sia la loro conformazione che la tipologia di interazioni che si stabiliscono al loro interno non lo sono.

La democrazia in generale ha tratto giovamento dai social?

Me lo domando spesso quando, nei post non analoghi al pensiero di altri, leggo odio, insulti, offese personali, minacce… insomma veri linciaggi sulla pubblica piazza dei social.

È democrazia anche essere impunemente insultati e minacciati di morte da migliaia di persone per una posizione non condivisa dal pubblico dei social?

Purtroppo non sono casi isolati, pensiamo anche ai recenti fatti successi in Italia.

Tu cosa ne pensi? A me viene qualche dubbio sinceramente. Questo spiega perché molte persone vogliono rimanerne fuori ed esprimere le loro opinioni privatamente e di fronte a persone con le quali possono parlare e discutere civilmente, senza cadere nel rischio di essere linciati pubblicamente e dover chiudere i loro profili.

Dissensi, obiezioni e critiche sono legittime, ma non sono così sicura che vilipendi e minacce rafforzino la nostra libertà di espressione, perché allontanano le persone facendo emergere il peggio di noi stessi ed espongono al bullismo sui social network.

Penso che non abbiano nulla a che vedere con una civile discussione tra persone che la pensano diversamente.

 

I social quanto ci conoscono?

I social ci fanno divertire e ci informano, ma lo fanno in base alle informazioni che hanno raccolto su di noi e sul nostro comportamento e l’utente esige sempre più trasparenza nel sapere come queste informazioni siano usate.

Quante ne vogliamo affidare ai social? Quanto potere siamo disposti a concedergli?

Più usiamo un social network e più questo inizierà a conoscerci attraverso quelle informazioni che consapevolmente gli affidiamo: quali didascalie leggiamo, quali hashtag usiamo, quali video guardiamo e quante volte, su quali immagini ci soffermiamo… a questi aggiungiamo il luogo, il giorno e l’orario durante il quale ci colleghiamo, come e quanto interagiamo.

Non sto condannando i social, al contrario.

Cerchiamo invece di essere consapevoli del fatto che divertendoci su tali piattaforme abbassiamo le difese e siamo più esposti ad essere categorizzati.

Tali piattaforme ci permettono di connetterci con altre persone, di mantenere il contatto con i nostri utenti (lo hanno fatto anche nel momento del confinamento), mentre le aziende mantengono un dialogo diretto con il loro pubblico.

I social sono magnifici, ma dobbiamo anche regolarli per salvaguardarli.

Del resto il valore risiede nell’uso che si fa di uno strumento e quello dipende da noi stessi.

 

DSA: il nuovo protocollo di gestione

Il trasferimento di alcuni servizi essenziali sulla rete, e la maggior propensione degli utenti a condividere spontaneamente i propri dati, hanno reso meno importante il tema dell’identificazione online, che sembra stare a cuore solo ad alcuni pionieri del web.

Se fino a questo momento erano due i modelli predominanti con i social network – quello statunitense interessato ad un lassismo e quello cinese predisposto alla censura – l’Unione Europea ha introdotto nuovi protocolli di gestione: il DSA (Digital Services Act).

La proposta di regolamento – pubblicata lo scorso 15 dicembre 2020 dalla Commissione Europea – è volta a migliorare i meccanismi preposti alla rimozione di contenuti illegali e la protezione dei diritti degli utenti online, compresa la libertà di parola.

È finalizzata alla creazione di un mercato unico digitale europeo con lo scopo anche di garantire agli utenti, presenti sulle piattaforme web, maggiori possibilità di scelta e di sicurezza, oltre a limitare l’insorgere di comportamenti abusivi del mercato. Prevede anche linee guida per i social network riguardo all’incitamento alla violenza e la violazione del copyright.

Ecco alcuni dei punti salienti previsti dal DSA, che entrerà in vigore nel 2023:

  1. contrastare contenuti illegali online;
  2. nuove norme sulla tracciabilità degli utenti nei mercati online, per identificare venditori di merci illegali;
  3. garanzie ulteriori per gli utenti, compresa la possibilità di contestare le decisioni di moderazione dei contenuti sulle piattaforme;
  4. misure di trasparenza per le piattaforme online;
  5. possibilità per i ricercatori di accedere ai dati delle piattaforme, esaminare come funzionano e si evolvono i rischi nel mercato digitale;